La recente posa in opera, da parte della II Municipalità, di una serie di paletti parapedonali destinati a non consentire il parcheggio delle automobili lungo Salita Pontecorvo ha immediatamente provocato una reazione critica da parte di Claudia del Vento e Marcello Mottola che su Agenzia Radicale hanno pubblicato due articoli polemici nei confronti di tale decisione.
Prima di entrare nel merito di alcune loro osservazioni, vorrei proporre una riflessione preliminare su cui ritornerò in conclusione dell'intervento: le nostre autorità cittadine sono ormai abituate da anni a prendere decisioni, senza procedere ad alcuna consultazione preventiva con quella parte di cittadinanza su cui i provvedimenti presi sono destinati a ricadere. Questo accade anche laddove, come nella zona Tarsia, esiste un ampio tessuto di “cittadinanza attiva” che potrebbe svolgere una preziosa funzione di raccordo tra Istituzioni e abitanti del quartiere, aiutando magari ad individuare i reali bisogni del territorio. A Napoli purtroppo ogni istanza di democrazia partecipativa e deliberativa viene fatta cadere nel vuoto e questo va a tutto discapito del più generale rapporto tra Istituzioni e cittadinanza e, soprattutto, della tenuta nel tempo dei provvedimenti presi.
Claudia Del Vento ha centrato il suo intervento soprattutto sul fatto che gli abitanti di Salita Pontecorvo non potranno più parcheggiare l'automobile per strada e dovranno, se ne hanno la possibilità, affittare necessariamente un garage. “Il processo di "anonimizzazione" della strada – scrive - si incrementerà e ne scadrà la qualità di vita dei residenti. È come se la città non volesse più accogliere i propri abitanti, rendendoli più estranei al loro luogo di residenza e rendendo anonimo il loro stesso territorio. Questo è il declino della città a misura d'uomo”. Certo: è indubitabile che il problema del posto macchina si sommerà ai tanti altri che gli abitanti della nostra zona devono affrontare quotidianamente, ma non ci si può esimere dall'interrogarci su quale “città a misura d'uomo” abbiamo in testa ciascuno di noi. Quella in cui viviamo attualmente, secondo la Del Vento, sarebbe tale...? La mia piuttosto è fatta da strade non “marcate” dalla presenza invasiva e nociva del gas di scarico delle automobili, di spazi finalmente liberati e vivibili dai pedoni... Reputo “anonime” invece le strade sommerse da infinite quattroruote che invadono i marciapiedi e non mi permettono di camminare tranquillamente per godermi le forme e gli spazi dei palazzi e delle strade. Il problema è però – come ricorda puntualmente Marcello Mottola – quello della destinazione d'uso degli spazi liberati dalle automobili (si tratti di Piazza Plebiscito, Piazzetta Olivella o Salita Pontecorvo). In mancanza di un qualsiasi progetto che preveda una panchina, degli alberi o qualsiasi altra cosa, non è improbabile ad esempio che il curvone di Salita Pontecorvo - che non vede passaggio di pedoni che piuttosto utilizzano le scalette che conducono alla Chiesa - venga adibito probabilmente “a smistamento di rifiuti indifferenziati da parte di cittadini poco civici, i quali, come già fanno in parte, depositano lungo la strada frigoriferi, carcasse di motorini, mobili in disfacimento, reti metalliche, materassi, lavastoviglie, televisori, scatole di farmaci e pneumatici”. A questo punto sarebbe lecito domandarsi se non sarebbe stato meglio lasciare quelle poche decine di metri al parcheggio, limitando così il disagio dovuto alla diminuzione complessiva dei posti macchina nella zona.
La Municipalità - che comunque ha il grosso merito di aver finalmente progettato un intervento di riqualificazione delle nostre strade - avrebbe dovuto però, prima di procedere, aprire una qualche forma di consultazione nel quartiere o per lo meno aprire un canale di ascolto con la cittadinanza tutta. Ora eviti che il curvone di Salita Pontecorvo diventi una discarica a cielo aperto!
Prima di entrare nel merito di alcune loro osservazioni, vorrei proporre una riflessione preliminare su cui ritornerò in conclusione dell'intervento: le nostre autorità cittadine sono ormai abituate da anni a prendere decisioni, senza procedere ad alcuna consultazione preventiva con quella parte di cittadinanza su cui i provvedimenti presi sono destinati a ricadere. Questo accade anche laddove, come nella zona Tarsia, esiste un ampio tessuto di “cittadinanza attiva” che potrebbe svolgere una preziosa funzione di raccordo tra Istituzioni e abitanti del quartiere, aiutando magari ad individuare i reali bisogni del territorio. A Napoli purtroppo ogni istanza di democrazia partecipativa e deliberativa viene fatta cadere nel vuoto e questo va a tutto discapito del più generale rapporto tra Istituzioni e cittadinanza e, soprattutto, della tenuta nel tempo dei provvedimenti presi.
Claudia Del Vento ha centrato il suo intervento soprattutto sul fatto che gli abitanti di Salita Pontecorvo non potranno più parcheggiare l'automobile per strada e dovranno, se ne hanno la possibilità, affittare necessariamente un garage. “Il processo di "anonimizzazione" della strada – scrive - si incrementerà e ne scadrà la qualità di vita dei residenti. È come se la città non volesse più accogliere i propri abitanti, rendendoli più estranei al loro luogo di residenza e rendendo anonimo il loro stesso territorio. Questo è il declino della città a misura d'uomo”. Certo: è indubitabile che il problema del posto macchina si sommerà ai tanti altri che gli abitanti della nostra zona devono affrontare quotidianamente, ma non ci si può esimere dall'interrogarci su quale “città a misura d'uomo” abbiamo in testa ciascuno di noi. Quella in cui viviamo attualmente, secondo la Del Vento, sarebbe tale...? La mia piuttosto è fatta da strade non “marcate” dalla presenza invasiva e nociva del gas di scarico delle automobili, di spazi finalmente liberati e vivibili dai pedoni... Reputo “anonime” invece le strade sommerse da infinite quattroruote che invadono i marciapiedi e non mi permettono di camminare tranquillamente per godermi le forme e gli spazi dei palazzi e delle strade. Il problema è però – come ricorda puntualmente Marcello Mottola – quello della destinazione d'uso degli spazi liberati dalle automobili (si tratti di Piazza Plebiscito, Piazzetta Olivella o Salita Pontecorvo). In mancanza di un qualsiasi progetto che preveda una panchina, degli alberi o qualsiasi altra cosa, non è improbabile ad esempio che il curvone di Salita Pontecorvo - che non vede passaggio di pedoni che piuttosto utilizzano le scalette che conducono alla Chiesa - venga adibito probabilmente “a smistamento di rifiuti indifferenziati da parte di cittadini poco civici, i quali, come già fanno in parte, depositano lungo la strada frigoriferi, carcasse di motorini, mobili in disfacimento, reti metalliche, materassi, lavastoviglie, televisori, scatole di farmaci e pneumatici”. A questo punto sarebbe lecito domandarsi se non sarebbe stato meglio lasciare quelle poche decine di metri al parcheggio, limitando così il disagio dovuto alla diminuzione complessiva dei posti macchina nella zona.
La Municipalità - che comunque ha il grosso merito di aver finalmente progettato un intervento di riqualificazione delle nostre strade - avrebbe dovuto però, prima di procedere, aprire una qualche forma di consultazione nel quartiere o per lo meno aprire un canale di ascolto con la cittadinanza tutta. Ora eviti che il curvone di Salita Pontecorvo diventi una discarica a cielo aperto!
Sergio Bizzarro
Immagine: Curvone di Salita Pontecorvo in agosto senza automobili e spazzatura